Questo pianeta improbabile con una specie improbabile.
Questo pianeta errante ch’era un giardino. Poi è divenuto il nostro giardino, e poi ancora, a quanto pare, la nostra pattumiera. La vita che ha prodotto, di cui gode, di cui noi godiamo, non è sorta da alcuna necessità a priori. E forse unica nel cosmo, è sola nel sistema solare, è fragile, rara, e preziosa perché rara e fragile. Insomma, il pianeta Terra è un universo improbabile nato dal caos, divenuto gradualmente, per opera soprattutto dell’essere umano, un luogo che si è creato troppe certezze portatrici a loro volta di caos.
Tutto ciò che è, è nato dal caos e dalla turbolenza. E deve resistere a enormi forze di distruzione. Il cosmo si è organizzato disintegrandosi. Il Sole irradia alla temperatura della sua esplosione. L’uomo non si sarebbe forse sviluppato se non avesse dovuto rispondere a tante sfide mortali, dall’avanzata della savana sulla foresta tropicale fino alla glaciazione delle regioni temperate. L’avventura dell’ominizzazione si è compiuta attraverso la mancanza e la pena. Homo è figlio di Poros e di Penia. Tutto ciò che vive deve rigenerarsi incessantemente: il Sole, l’essere vivente, la biosfera, la società, la cultura, l’amore.
Tutto ciò che è prezioso sulla Terra è fragile e raro. E così anche della nostra coscienza. Spesso la nostra sventura, è anche la nostra grazia e il nostro privilegio. Eccoci dunque, minuscoli umani, sulla minuscola pellicola di vita che circonda il minuscolo pianeta perduto nel gigantesco universo (che forse è esso stesso minuscolo in un pluriverso proliferante). Ma, allo stesso tempo, questo pianeta è un mondo, la vita è un universo pullulante di miliardi di miliardi di individui, e ogni essere umano è un cosmo di sogni, di aspirazioni, di desideri.
Salvare questo mondo improbabile, camminarci dentro, ascoltarlo da vicino. Molte delle cose che esistono a questo mondo, ad esempio la sconfinata biodiversità delle specie o il Mosè di Michelangelo, appartengono al mondo dei possibili ma non a quello dei probabili, anzi al mondo dell’improbabile. Nessuno, tre-quattro miliardi di anni or sono, osservando le informi e semplici creature senza volto che pullulavano sulla terra, avrebbe mai potuto ritenere probabile la nascita delle complesse creature che conosciamo e con cui conviviamo e di cui siamo parte.
Eppure noi tutti, attuali viventi, eravamo possibili nelle preistoriche e incoscienti nummuliti. Ma quanta esitazione prima, e tale esitazione si chiama tempo, caso, mutazione, selezione. Per oltre ottocentomila anni il genere Homo ha vagato in molteplici direzioni e tentativi, prima di giungere alla specie Sapiens, specie non eccelsa forse, ma certo più complessa e creativa delle precedenti. (M. P.)