E poi c’è un momento in cui si sceglie di esistere.
Scegliere di esistere può essere talvolta un atto politico, perché comporta la selezione di una direzione piuttosto che un’altra, di abbandonare qualcosa per qualcos’altro, di accettare le conseguenze sociali del proprio atto.
Ad ogni momento della vita può subentrare l’urgenza di un atto di forza e di coraggio, della prosecuzione in forma di guerra del proprio far «politica» esistenziale, attraverso una scelta attiva che lavora sull’insieme della persona.
Esistere è inscindibile dalla disponibilità a riprogrammarsi. E la riprogrammazione esistenziale è un atto della realtà e per la realtà, non imbriglia la vita nel predeterminato, ma la indirizza verso l’invenzione continua, in incessante e creativa interazione con gli eventi interiori ed esteriori dell’esistenza. (M. P.)
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